C’è chi ascolta il jazz lasciandosi semplicemente rapire dalle sue atmosfere e chi invece riesce a comprenderne i complicati e affascinanti intrecci. Dal punto di vista strettamente tecnico il jazz si basa su composizioni che hanno elementi di progressione armonica (accordi) molto complessi. Su questa struttura, poi, si eseguono le improvvisazioni dei vari strumenti.
Questo nuovo modo di interpretare armonia, ritmo e melodia, che poi avrà anche derive modali ancora più audaci, ha reso il jazz la culla della sperimentazione in ambito musicale. La sua potenza comunicativa è data proprio dall’alta raffinatezza della sua sintassi, ma allo stesso tempo anche dall’abilità dei musicisti che riescono a veicolare il loro messaggio.
Nel corso degli anni, il jazz, come tutti i linguaggi, si è evoluto, anche se le varie correnti e stili continuano a coesistere, facendone un genere musicale ricco di sfaccettature e interpretazioni diverse. Ha la sua più alta espressione negli eventi live, ma esistono anche registrazioni che sono vere pietre miliari dei suoi diversi stili.
Gli inizi: Dixieland
Negli Stati Uniti dell’inizio del XX Secolo, le bande musicali – dette marching band, suonavano uno dei primi stili di jazz, in ensemble formati principalmente da un’ampia sezione di fiati e ritmica, ma anche contrabbasso e chitarra. Molti dei brani erano anche cantati. Tra gli esponenti principali del Dixieland troviamo Sidney Bechet (clarinetto e sassofono) e Nick La Rocca (cornetta).
Il blues: emozione in 12 battute
Il blues è stato uno gei generi più fortunati del jazz, sia a livello di diffusione che a livello commerciale. Le sue declinazioni sono infinite, ma parte tutto dall’utilizzo di una scala fatta di 5 note (la pentatonica) e di una progressione armonica in 12 battute. Le tematiche trattate affrontano i vari disagi dell’esistenza,come emarginazione, povertà o pene amorose. Grandi bluesman sono stati Robert Johnson e B.B.King.
Swing: tutto il divertimento del jazz
L’era dello swing coincide con la voglia di tornare a ballare nonostante il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Le indimenticabili orchestre di Benny Goodman e Glenn Miller suonavano dalle radio per portare la loro energia fatta di temi sincopati e trascinanti per tenere su il morale delle truppe come di chi era rimasto a casa.
Il Be Bop: il gioco si fa veloce
Nel jazz, sono i grandi artisti che hanno determinato le evoluzioni del genere. Con il Be Bop, ma soprattutto attraverso i suoi più grandi esponenti, con Dizzy Gillespie e Charlie Parker, i ritmi esecutivi diventano più rapidi e le elaborazioni armoniche più complesse: una notevole rottura con gli stili precedenti.
Hard Bop e Free Jazz
Contraddistinto da piccole formazioni composte da pianoforte, contrabbasso, batteria e fiati (principalmente sax, tromba o trombone), l’hard bop spinge la ricerca compositiva oltre l’improvvisazione, verso un approdo modale. Charles Mingus e Thelonious Monk sono fra coloro che si avventurano in questo universo di note ancora inesplorato. Quando poi la musica diventa atonale, la ritmica si frammenta e i musicisti si danno alla libera interpretazione, ecco il Free Jazz.
Cool jazz e jazz moderno
Il cool jazz interpreta gli standard smussando parte dei tratti d’avanguardia dello stile be bop, suo coetaneo. La musica di Miles Davis e Gil Evans è quasi “cantabile”. Negli anni più recenti, gli stili si sono spesso confusi, ma ciò che continua ad accumunarli è l’incredibile varietà dei suoi talenti da Pat Metheny a Brad Mehldau, da Chick Corea a Esbjörn Svensson, da John Scofield a Keith Jarrett.